Rappresentazione del Carnevale

Una rubrica dedicata alla storia raccontata da Danilo Gasparini: oggi si parla del Carnevale!

Il Carnevale è stato per secoli il momento sublime dell’inversione dei ruoli, del trapasso delle fasi lunari, dell’ebbrezza sfrenata e della follia, della blasfemia e dello scherno di Dio. In passato i giorni in cui veniva celebrato erano concentrati tra il giovedì “grasso” e il martedì precedente le Ceneri.

Questo evento ha le sue radici storiche nella festa in onore di Saturno (Saturnalia) officiata dai romani durante lo stesso periodo dell’anno, nella quale sono confluiti antichi riti agrari purificatori e propiziatori, ed era sospesa ogni norma sociale.

L’evoluzione rinascimentale e moderna di tipo buffonesco avviene in ambito cittadino e borghese. E qui lo stesso termine carnevale suggerisce altre interpretazioni: il rinvio ai Fratelli Arvali (arvum è il campo arato) una confraternita posta a guardia della fertilità dei campi e delle messi e quindi ai canti rituali, il carmen arvale … da cui carnevale.

Goethe diceva che il Carnevale non era una festa che si offriva al popolo, ma una festa che il popolo offriva a se stesso, dove il mondo si rovesciava e si sbeffeggiavano le autorità

Essenziale l’uso di maschere, nero e bianco per evocare il colore dei morti che tornano, ma anche maschere sociali: il brutto e il bello, notaio e medico… Musica e ballo sono una costante.

IL CARNEVALE A VENEZIA

Il Carnevale a Venezia si estendeva dal giorno di Santo Stefano all’inizio della Quaresima e comportava tanto manifestazioni regolamentate dal governo quanto festeggiamenti di spontanea iniziativa privata.

Il momento culmine era la giornata del giovedì grasso o “zioba dela cazza”, così chiamato in riferimento alla “caccia al toro” organizzata in piazza San Marco. Dopo la macellazione dei maiali e del toro, la festa proseguiva all’insegna di una festosità incruenta, con carri allegorici, rappresentazioni teatrali e spettacoli pirotecnici.

Accanto a blande manifestazioni di irriverenza al potere politico o religioso, però, dilagava una vera e propria criminalità incentivata dall’utilizzo della maschera. Era da considerarsi, in fondo, bravata tra le più innocue quella intrapresa il martedì grasso del 1522 dal nobiluomo Baldissera da Canal di Alessandro e da due suoi complici, che “stravestidi” avevano fatto irruzione a Rialto asportando dalle botteghe “formazi, persuti, luganege … per forza e senza pagar”.

IL RUOLO DEL CIBO 

In tutti i carnevali italiani e dei paesi latini, buona parte degli eccessi riguardavano il campo alimentare. Questo periodo coincideva infatti con le celebrazioni di Sant’Antonio e con il rito contadino della macellazione del maiale. In ogni Carnevale erano tradizionali i carri trionfali dell’Abbondanza che portavano figure simboliche cariche di cibi a mò di ornamenti.

Il ruolo del cibo nel Carnevale diventa essenziale a partire dal Medioevo. Il disordine alimentare (dis-ordine) diventa la rottura di un regime alimentare quotidiano monotono fatto di pane scuro, vegetali, cipolla, aglio, carne di porco, lardo.

A questo regime la Chiesa poi aveva imposto di astenersi dalla carne, il cui consumo favoriva la sessualità, per 150-160 giorni all’anno.

Ne nascerà una contrapposizione alimentare radicale: Carnevale Grasso Carne vs Quaresima Magro Pesce.