Intellettuale poliedrico, primo reporter enogastronomico della neonata RAI e indiscusso punto di riferimento per chi si occupa di italianità gastronomica 

LA VITA E LE OPERE

Si fa presto a dire Mario Soldati, un’icona della letteratura e del giornalismo del Novecento italiano. Forse anche per quel toscano che pende dal suo sguardo vispo nei numerosi ritratti.

E il Monopolio dello Stato gli ha giustamente dedicato una linea di toscani. Lo amo anche solo per questo… ragioni personali. 

Nasce a Torino nel 1906, piemontese doc e muore nel 1999 a Tellaro, frazione di Lerici in provincia di La Spezia.

Per dirla in breve è stato scrittore, giornalista, saggista, regista, sceneggiatore e autore televisivo: una poliedrica figura di intellettuale che ha sperimentato generi e varietà di produzioni.

Dopo gli studi classici si nutre di amicizie culturali importanti e si laurea in Storia dell’arte con Lionello Venturi.

Comincia a pubblicare pièces teatrali, racconti e si trasferisce alla fine degli anni’30 negli Stati Uniti dove insegna alla Columbia University (l’esperienza ce la racconta in America primo amore).

Torna in Italia e inizia la carriera cinematografica prima come ciacchista, poi sceneggiatore, collaborando con Mario Camerini.

Da regista firma nel 1941 un film che lo renderà famoso: Piccolo mondo antico, tratto dal romanzo del vicentino Antonio Fogazzaro. Nel settembre del 1943 fugge a Napoli con Dino De Laurentiis. Continua a scrivere e nel 1954 vince il Premio Strega con Lettere da Capri.

Nel 1954 nasce la Rai e Soldati si trova pronto sceneggiando e dirigendo il film Le miserie del signor Travet.

Con il suo ultimo film Policarpo, ufficiale di scrittura, a cui prendono parte Renato Rascel e Carla Gravina, vince al Festival di Cannes del 1959 il premio per la migliore commedia.

Numerosi i suoi romanzi: nel 1970 con L’attore vince il premio Campiello. Valga il giudizio di Natalia Ginzburg: «Fra gli scrittori del Novecento italiano, Soldati è l’unico che abbia amato esprimere, costantemente e sempre, la gioia di vivere

Non il piacere di vivere, ma la gioia; il piacere di vivere è quello del turista che visita i luoghi del mondo assaporandone le piacevolezze e le offerte ma trascurandone o rifuggendone gli aspetti vili, o malati, o crudeli; la gioia di vivere non rifugge nulla e nessuno: contempla l’universo e lo esplora in ogni sua miseria e lo assolve».

Insomma, compulsate, senza vergogne o pudori, la ricca voce a lui dedicata dalla nostra amata enciclopedia on-line, Wikipedia o consultate il sito a lui dedicato e vi renderete conto della prolificità del personaggio e dei premi collezionati e i riconoscimenti ricevuti anche dalle nostre istituzioni come grande e autentico “interprete dell’identità italiana”: il Presidente della Repubblica Scalfaro lo nominò Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica massima onorificenza della Repubblica e la Città di Torino gli conferì la cittadinanza onoraria nel 1991.

E IL CIBO? E IL VINO?

A questo punto vi chiederete: e tutto questo cosa c’azzecca con il cibo, la gastronomia?

Con ordine: nel 1954 nasce la Rai con il primo canale, a seguire nel 1957 va in onda Carosello che, per vent’anni, fino al 1977, indirizza e guida i consumi degli italiani coinvolti e a volte travolti dal “miracolo economico”.

Nel 1956, a due anni dalla nascita, la Rai affida a Soldati, con un largo e innovativo dispiegamento di mezzi, il primo “reportage enogastronomico”: è infatti l’ideatore, regista e conduttore dell’inchiesta televisiva Alla ricerca dei cibi genuini - Viaggio nella valle del Po, una delle trasmissioni più fortunate e feconde della televisione italiana; considerata un documento d’importanza antropologica, e, con il Viaggio nella valle del Po, nasce la figura del giornalista enogastronomico televisivo. Il 3 dicembre 1957 va in onda la prima puntata di 12 previste.

Il viaggio di Soldati mise al centro di una narrazione fraterna e popolare genti, usanze, prodotti, ricette e riti di un’Italia rurale ricca di tradizioni culinarie.

Mario Soldati

VIAGGIO NELLA VALLE DEL PO

Qui di seguito le puntate disponibili su raiplay.it e i relativi temi, anche se purtroppo l’audio delle puntate 9, 10 e 12 è mancante e, allo stato attuale, introvabile.


1. Tra pesci e cardi; 2. Le specialità di Cherasco; 3. I vini del Piemonte; 4. Il Vermut; 5. Vino, pesce e riso; 6. Il Panettone; 7. La produzione del latte; 8. Tra mostarda e carni… inusuali; 9. La creazione della pasta; 10. Le conserve; 11. Le specialità dell’Emilia-Romagna; 12. Le saline del Delta del Po.


È un’Italia in bianco e nero, è un’Italia piena di voglia di ripartire e ieri, come oggi, possiamo dire, si affida al patrimonio enogastronomico, della pianura padana in questo caso, per riproporre un’Italia ancora “genuina”, contadina, rurale con l’industria agroalimentare che comunque bussa.

Ed è straordinario il continuo confronto che sapientemente Soldati fa tra le vecchie osterie e trattorie, le produzioni artigianali, le sagre di paese con i grandi caseifici, le moderne industrie enologiche, le “fabbriche” del cibo

Al centro sempre l’uomo: il contadino, il pescatore, il vignaiolo, il cacciatore, l’enologo…straordinaria l’intervista con Giovanni Dalmasso, icona della viticoltura italiana.

C’è molta nostalgia a volte, quasi la coscienza che qualcosa si sta perdendo, sottolineata dalla sapiente e a volte struggente colonna sonora di Nino Rota.

Non è solo un documentario, è un viaggio dell’anima di Soldati, che non sta solo dietro alla macchina da presa: interviene, discute, provoca, suggerisce, entra nelle cucine, nelle cantine va nei campi, costruisce le situazioni.

Il tutto condiviso con gli italiani attraverso questo potente e nuovo mezzo di comunicazione; questo è veramente uno straordinario prototipo dei moderni e patinati travel food… altro che Linea Verde. Incontrerà poi Luigi Veronelli, i grandi gastronomi e diventerà un punto di riferimento obbligato per chi vuole occuparsi di italianità gastronomica.

Ma non finisce qui. Con uno sguardo sempre attento all’identità italiana, il suo viaggiare nel paese confluirà nei tre volumi usciti nel 1969,1971 e 1976, intitolati: Vino al Vino.

E così attraversa tutta l’Italia e ce la racconta, con il pretesto del vino e del cibo, con una prosa fluida, colta, da quel grande narratore che era, descrivendo paesaggi e borghi come sapeva fare lui, raccontando aneddoti, storie, uomini… interprete fine dell’identità italiana.

A buon rendere Mario: ora mi gusto un toscano…Soldati per l’appunto.

VINO AL VINO TAPPA IN VENETO

Nel viaggio fatto nell’autunno del 1970, partendo da Bolzano arriva anche nelle provincie di Belluno, Vicenza, Treviso e Venezia. A Fontanelle fa visita all’azienda Marcello del Majno dove assaggia il Cabernet, il Merlot, il Raboso del Piave, il Tocai.

Alla stazione sperimentale di Conegliano assaggia l’incrocio Manzoni 2.15. A Scomigo, nell’azienda di Pilade Riello, e a Maser, nella cantina della villa, degusta il Prosecco.

Con Italo Cosmo, dopo la visita a Conegliano, vanno a pranzo:

«Andiamo a colazione. Cosmo ci invita a Col San Martino, dall’oste Condo. Lungo la strada ci fermiamo, per l’aperitivo, a Pieve di Soligo dal farmacista Schiratti. Schiratti è celebre per la sua passione enologica. Sotto la farmacia, ha una splendida cantina, e un’attigua taverna rivestita di pannelli di legno, con scaffali pieni di bottiglie antiche e pregiate: insomma, un’enoteca. Assaggiamo una dopo l’altra bottiglie di Prosecco di varie qualità: specialmente Cartizze, che è la migliore»

Vino al Vino - Soldati

Danilo Gasparini
Docente di Storia dell'Agricoltura e dell'Alimentazione