Scrittore, giornalista, editore, filosofo, anarchico: una vita passata a combattere a fianco dei contadini, per difendere il patrimonio enogastronomico del nostro Paese 

Come si può parlare e scrivere di e su Luigi Veronelli. Si è presi da un riverente e imbarazzato rispetto… deferenza.

Tanto ha scritto, fatto, promosso che non si sa da dove cominciare e soprattutto è difficile combinare i diversi lati di una personalità che univa pensiero e azione, attività editoriale (intensa e diversificata) e attivismo politico (nel senso nobile del termine), fatto di proposte, iniziative, di battaglie civili per la difesa del nostro patrimonio gastronomico ed enologico, il tutto unito e cementato da una cultura del bello.

Basti pensare alla rivista “L’Etichetta-Guida alla vita materiale”, “il periodico più lussuoso e graficamente impegnato” da lui fondata nel 1983 e diretto fino
al 1994.

FILOSOFO, ANARCHICO, ENOLOGO

La biografia in breve... si fa per dire! Nasce a Milano, nel quartiere popolare di Isola, il 2 febbraio 1926.

Da giovane si interessa principalmente di filosofia: la studia, diventa assistente universitario e si impegna nell’attività politica, avvicinandosi al pensiero anarchico, al quale rimarrà fedele tutta la vita.

Memorabile la sua battaglia al fianco dei contadini piemontesi negli anni ’70 per il riconoscimento delle De.Co e contro i nuovi disciplinari che favorivano la grande industria vinicola a discapito dei piccoli produttori.

Gli costerà un’altra condanna a sei mesi di detenzione.

Ha sempre combattuto contro l’eccesso di “ordine” imposto: l’ordine ”alfabetico” era l’unico suo ordine di riferimento, a partire dai vini, dal cibo.

Scriverà: “Guardiamo gli Svizzeri, i Ticinesi in particolare, fanno degli ottimi vini, ma tutti fanno lo stesso vino, usano lo stesso vitigno, utilizzano le stesse tecniche di affinamento e di invecchiamento.

Di fronte a questo ordine rassicurante e prevedibile, ho voglia di bere un vino che sia diverso da tutto. Ho voglia di anima, anche sporca e imprecisa”.Luigi Veronelli


"CAMMINANDO LA TERRA"

Veronelli ha sempre combattuto contro le derive delle imposizioni: “Vietato vietare: 13 ricette per vari disgusti”, titola uno dei suoi lavori; contro i disciplinari, perché “vedeva che tutte quelle leggi, norme e codicilli hanno sempre impedito la ricerca e l’innovazione”, là dove, “camminando la terra, scopri  che il mondo è più ricco di qualsiasi rappresentazione, anche la più completa ed esauriente” (Aldo Colonetti).

E in questo si contornerà di amici, tutti a loro modo, anarchici e liberi: fra tutti Mario Soldati e Gianni Brera, con il quale curerà lo straordinario viaggio nel “Mangiarbere in pianura padana”: La Pacciada” (1973). 

Ogni capitolo, di questo colto e gustoso itinerario è siglato da un aforisma del tipo: “Il popolo rincretinisce negli stenti, i signori si consolano pacchiando anche i pavoni”.

E si deve a Gianni Mura, recentemente scomparso, il divertente anagramma di Luigi Veronelli: “Lui orli le vigne”.Pubblicazioni - Luigi Veronelli

La Guida Oro I Vivi di Veronelli è la prima guida ai vini d'Italia, erede degli storici catologhi pubblicati da Luigi Veronelli sin dagli anni Cinquanta

"FARE FILOSOFIA SCRIVENDO DI CUCINA"

Partendo dall’assunto che “scrivendo di cucina e di vino, facciamo anche filosofia”, la sua attività di scrittore-giornalista sarà intensa, incessante, non disdegnando, anzi, la corretta e colta divulgazione.

Ventennale il suo rapporto con Il Giorno (dal 1959 al 1979) e numerose le collaborazioni con riviste e giornali: Corriere della Sera, Class, Il Sommelier, Epoca, Carta, L’Espresso, Sorrisi e Canzoni TV, Travel e Wine Spectator, ecc.

I suoi scritti si caratterizzano per lo stile aulico e provocatorio infarcito di neologismi e arcaismi.

Nel 1990 fonda la casa editrice Veronelli editore “col puntuale obiettivo di approfondire la classificazione dell’immenso patrimonio gastronomico nazionale e contribuire ad accrescere la conoscenza delle attrattive turistiche del paese più bello del mondo”

La sua attività di ricerca e di approfondimento nel campo enogastronomico, ma anche i continui viaggi, lo portano alla pubblicazione di alcune opere fondamentali, anche di carattere divulgativo.

Scrive numerosi volumi sia come autore singolo (I vini d’Italia, Alla ricerca dei cibi perduti, I cento Menu, Il vino giusto, tra gli altri) sia con Luigi Carnacina maître celeberrimo (La grande cucina, Il Carnacina, La cucina rustica regionale), fondamentali per la codificazione della cucina italiana.

Lo stile originale, polemico e provocatorio, lo porta quasi subito alla popolarità.

È stato direttore di Vini & Liquori, de Il Sommelier Italiano e di Ex Vinis. Diventa l’esperto/consulente de Conoscere il vino, opera a dispense edita da Fabbri e de I migliori vini d’Italia, collana edita da Hobby & Work.

Fu anche fondatore e a lungo membro della Giuria, del Premio Letterario Internazionale Nonino Risit d’Âur, una giuria che annoverava cotanta sapienza: Elio Bartolini, Gianni Brera, Morando Morandini, Giulio Nascimbeni, Padre Davide Maria Turoldo, con Mario Soldati presidente.

Nel 1993 poi organizza il Primo Congresso Mondiale degli Scrittori del Vino, assegnando a loro il compito di raccontare questo mondo di contadini e vignaiuoli fagocitati dalla modernizzazione, dall’industria enologica, camminando le loro terre e le loro vigne.

SUA LA PRIMA RUBRICA DI CUCINA IN TIVVÙ

Ma è la televisione a decretarne il successo, una tivvù ancora in bianco e nero.

E’ lui a inaugurare la prima rubrica di cucina in tv, “Colazione alle 7”, nel 1971, che diventa poi “A tavola alle 7”, dove a fargli da contraltare nella conduzione del programma, realizzato per sette anni, sul primo canale, furono chiamati dapprima Umberto Orsini, poi Delia Scala.

Ma il trionfo arriva con Ave Ninchi, dal 74 al ’76, che si rivelò la compagna ideale, per gustosi e indimenticabili teatrini che sfociavano in discreti e misurati bisticci e battibecchi.

Tocca a lui condurre poi il coraggioso programma, voluto da Folco Portinari, nel 1979, Viaggio Sentimentale nell’Italia dei Vini, che servì anche al lancio del terzo canale televisivo: un’aggiornata fotografia, provocatoria e di denuncia dello stato della viticoltura italiana.

Muore a Bergamo, il 29 novembre del 2004, nella sua Bergamo alta, in quella casa dove accoglieva i suoi amici, dove gustava e studiava i vini, conservati in una sontuosa eno-biblioteca di 400 mq, che ora conserva 40.000 bottiglie. 

A lui, alla sua vita, alla sue testimonianze dovrebbero ispirarsi tutti coloro che oggi sono dentro a quel circo mediatico e non solo che è diventato il mondo del cibo e del vino. 

A ragion veduta e con piena contezza poteva scrivere e sentenziare che “Il vino è il canto della terra verso il cielo”, è la preghiera dei contadini-vignaiuoli che lui ha tanto amato e difeso.

Danilo Gasparini
Docente di Storia dell'Agricoltura e dell'Alimentazione